A scadenze regolari qualcuno ripropone la problematica di una nuova pavimentazione per Piazza Grande. Tempo perso! Proporre soluzioni é uno spreco di energie.

Nessuna gestione politica si cimenterà mai in questo esercizio perché sa bene che aprirebbe un vaso di Pandora.

Ripensare la pavimentazione è un’impresa ardua, molto costosa e non paga politicamente.

Per rifare la pavimentazione di Piazza si deve intervenire sul sottofondo, e qui sta l’inghippo.

Sistemare il ginepraio di canalizzazioni e condotte, tubature di vario genere – gas, acqua ed elettricità, sedimentate dalla storia cittadina, è un suicidio finanziario.

Spendere decine di milioni per qualcosa che non si vede è un suicidio politico.

Per questo la sistemazione dell’impiantistica delle città e paesi è snobbata dalla politica; vedi i milioni di m3 di perdite di acqua (oro blu).

Perché si deve toccare il sottofondo per fare un pavimento?

  • Evacuare l’acqua meteorologica di una superfice cosi grande comporta un gioco di pendenze e tubature importanti (i ciottoli da fiume attuali assorbono in maniera ideale l’acqua)
  • L’instabilità dell’attuale fondo comprometterebbe l’integrità del nuovo pavimento che diventerebbe una spesa buttata al vento

 

Un altro enorme ostacolo è dato dal fatto che non esistono documenti che illustrano lo stato delle cose, e quindi è impossibile progettare una soluzione senza sapere cosa esiste; di conseguenza prima di progettare la piazza, questa va aperta tutta, sondata in ogni punto per individuare tubi pendenze e stato delle cose. Un rilievo da eseguire a tappe annue, come del resto a tappe annue sarebbe anche la realizzazione; tempistica che renderebbe il cantiere simile a quello della Sagrata Famiglia. Ipotizzo un arco temporale che va dai 10 ai 20 anni.

 

 

Anche ipotizzando una scelta coraggiosa e altruistica di un’amministrazione visionaria, resterebbe l’incognita del possibile veto delle amministrazioni successive.

Dunque una mission impossible”.

 

Un’altra “mission impossible” che coinvolge un’area a ridosso della piazza è il nodo fognario sotterraneo davanti al negozio Camesi.

L’ ennesima stratificazione fognaria di difficile soluzione per via delle direzioni e pendenze necessarie alle condotte che vi transitano.

Di fatto questa situazione, mai risolta perché politicamente non pagante, blocca la sistemazione di Piazza Remo Rossi e non permette di realizzare il collegamento tra Piazza Castello e Piazza Grande, che si trovano allo stesso livello.

Collegare in modo orizzontale le 3 piazze, come già proposto da tutti i progetti dal 1988 ad oggi, significa valorizzare il percorso pedonale nel cuore della città, facendo interagire i vuoti urbani dai quali scaturisce l’attrattività del centro cittadino.

 

La sistemazione del centro cittadino, per renderlo più attrattivo possibile è il mantra che la gestione politica proclama per giustificare la spesa dei concorsi dal 1988 a oggi.

Guardo questo centro cittadino, di più 50’000 m2, e quello che vedo mi fa dire che sono stati buttatati al vento idee, energie e soldi in nome di proclami politici.

Nel 2020 l’ennesimo concorso-farsa.

Fino a quando la gestione pubblica non avrà la forza e il coraggio di staccarsi

sia dal retaggio politico dell’ottuso potere occulto – che usa la cosa pubblica per accrescere privilegi e poteri economici senza creare qualità – che dalla genetica e stupida litigiosità del partitismo locarnese, ben descritto da Bianconi nel suo libro “I Ponti rotti”, Locarno crescerà in modo disordinato e caotico.

Il clientelismo, i miopi poteri e le ottuse ricchezze continueranno a sfregiarlo con becere speculazioni, impedendogli di ridiventare un gioiello, adagiato sul delta del lago Maggiore, tanto apprezzato da chi lo visita e lo abita.

 

Mi auguro che il futuro mi smentisca, ma sono cosciente che i mutamenti genetici sono lenti, e durano per generazioni.